venerdì 29 giugno 2012

Attacco e difesa del Liceo pubblico


Questo articolo prende spunto dalla arguta invettiva contro il Liceo italiano del Bocconiano Liberale.


Ne condivido la maggior parte delle critiche. I problemi evidenziati sono seri, reali e ancorati a dei cliché difficili da rimuovere. Scagliarsi contro i cliché è anche il mio sport preferito, quindi ho apprezzato molto l’articolo. Peccato che l’interpretazione sull’origine dei problemi sia a sua volta infarcita di cliché di stampo opposto. Per esempio, perché far risalire la mancanza di meritocrazia (che poi spesso non è vero) a una matrice storica catto-comunista? Non mi pare che chi, negli ultimi 20 anni, si sia proposto come alternativa a questo schema da Prima Repubblica abbia migliorato la situazione, in ogni ambito della vita pubblica. Anzi. E inoltre, perché inquadrare i lettori de La Repubblica come pseudo-intellettuali incapaci di vedere oltre una presentazione superficialmente dotta della modernità? Sono un lettore de La Repubblica e spesso ne riscontro i limiti nell’approccio a certe tematiche. Per esempio, ho trovato mediamente stucchevole la scelta degli ospiti per La Repubblica delle Idee, il festival culturale organizzato recentemente a Bologna. Solite facce, solito armamentario. Ma bisogna essere volutamente orbi per non accorgersi che La Repubblica è molto di più. Porta alla luce dei problemi rilevanti dei quali altrimenti nessuno parlerebbe. (Tantomeno un Bocconiano Liberale con quella splendida foto in testa al blog.) Assume un atteggiamento critico e provocatorio verso certe fedi che nemmeno i disastri (economici, ambientali, climatici) del nuovo millennio riescono a scalfire (ah com’era bella la great moderation!). Insomma, può anche sbagliare ma svolge a mio parere una funzione molto più utile rispetto, per esempio, agli equilibrismi di un Corriere. Tolti questi sassolini dalle scarpe, posso ora tornare all’obiettivo più serio di questo articolo: argomentare perché il Liceo pubblico italiano sia comunque da salvare (ancorché da riformare). Conosco i miei polli: perché mai dovrebbe essere lo Stato a offrire X e Y? Non potrebbe invece limitarsi a garantire il diritto allo Studio finanziando l’accesso alle scuole private? Per il Liceo, dei validi motivi esistono. Eccoli.

1)      Al Liceo pubblico c’è mescolanza di idee, estrazioni sociali, radici culturali. Se il Liceo pubblico non fosse più un’alternativa gratuita e, per così dire, “di default” (non intendo fallimentare!), figli di genitori con preferenze simili si ritroverebbero nello stesso liceo, figli di genitori con preferenze diverse si troverebbero in licei diversi. Ricordo il Liceo come un momento bellissimo non solo (o forse addirittura non tanto) per le conoscenze acquisite dalla cattedra, ma per quelle derivanti dall’incontro coi soggetti più disparati. Immaginate invece un panorama scolastico dove i ricchi stanno coi ricchi, i musulmani coi musulmani, e via dicendo. Come interagirebbero poi tra di loro queste persone nel mondo post-liceale? Molti che subiscono già certe scelte interagiscono male, lo sappiamo. Basta accorgersene.

2)      Il Liceo pubblico riduce l’ereditarietà ideologica fra genitori e figli. I motivi sono gli stessi di cui sopra. Ma valeva la pena di sottolineare questo aspetto in un punto a parte. La vita presente e futura di un bambino è già tremendamente influenzata dai genitori che si ritrova. Ahimè, è la natura e va accettato. Mandarli al Liceo pubblico non vuol dire certo farli allevare dallo Stato o dalla Patria come in un regime nazista. E’ qualcosa di più simile mandarli invece in una scuola settaria. E in più c’è un indesiderabile correlazione fra quello che sentono a casa e quello che sentono a scuola.

3)      Il Liceo pubblico italiano offre una grande varietà di conoscenze. E’ vero, sulle singole materie la qualità rimane spesso troppo bassa, soprattutto in quelle scientifiche, come dimostrano test internazionali. Ma questo dipende da altri fattori, come quelli messi in risalto dal Bocconiano Liberale. Lo spettro ampio è solamente una ricchezza. Se ne ha l’impressione parlando con coetanei di altri Paesi europei. Se non hanno scelto percorsi specifici, spesso non sanno nulla di filosofia per esempio. È irrilevante per la competitività del Paese? Non me ne frega niente.

4)      Il Liceo scientifico riduce l’ottuso disprezzo italiota per la matematica. È un altro dei problemi messi in luce dall’articolo del Bocconiano, ma non si può certo imputare a tutto l’istituto del Liceo italiano (a meno che lui non intenda il Classico come il Liceo per eccellenza, allora è vittima degli stessi cliché che critica!). Il crescente successo dello scientifico è l’unica speranza per un’inversione di tendenza. Che poi  a tenere in vita il classico (che non disprezzo, sia chiaro, lo considero solo Paretianamente inferiore) sono proprio le cosiddette élite, anche economiche.

Sono arrivato a 4, potrei arrivare anch’io a 8 parlando delle difficoltà di implementare un efficacie sistema alternativo. Spesso in Italia si dimentica che i problemi del pubblico sono problemi dell’Italia tutta e si riflettono anche nel privato, mentre in altre nazioni funzionano meglio sia il pubblico che il privato. Per non parlare della commistione di pubblico e privato, dove si annidano i cancri più tremendi dell’Italia. Le 8 critiche del Bocconiano Liberale meritano tutte considerazione. Cerchiamo di affrontarle nel pubblico però e di non abbandonarci alla tentazione di gettare il bambino con l’acqua sporca.

domenica 24 giugno 2012

Un momento di pausa

Sculture di sabbia a Copenhagen



Troppo facile

Tutti i documentari dietrologici (9/11, signoraggio, complotti, tutto) in una comodo lista, pronti da vedere in streaming. La nostra missione e' ora troppo facile - per scrivere un articolo basta vedere uno di questi film e parlarne.

(A dire la verita', c'e' anche un sacco di roba buona nella lista - ed e' per questo che l'ho linkata)

martedì 12 giugno 2012

Da sovrano a sovrano

Due interessanti articoli del 2002 spiegano che la Regina Elisabetta non pago' le tasse sul patrimonio ereditato dalla Regina madre. I trasferimenti da sovrano a sovrano non sono considerati eredita' tassabile. (E' come, dal punto di vista del diritto, se la famiglia reale fosse un entita' sovrana e lo Stato inglese un'altra entita' sovrana, da pari a pari). Il secondo articolo va piu' a fondo e apre la porta su un universo di regole arzigogolate e ad hoc che gestiscono la finanza della Sovrana Famiglia ("le uniformi, ma non gli altri vestiti, sono deducibili dal reddito").

La motivazione addotta per questo trattamento speciale e' che "Il sovrano deve avere un appropriato grado di indipendenza dal governo corrente per poter essere costituzionalmente imparziale, e non ha l'opportunita' di guadagnarsi da vivere tramite un lavoro a tempo pieno".

Teoria dei giochi applicata

Golden Balls, un gioco in TV nel Regno Unito, ha come atto finale una versione "debole" del Dilemma del Prigioniero. Il monte premi e' dato. I due partecipanti possono giocare "Split" (dividi) o "Steal" (ruba). Se entrambi splittano, vanno a casa con 50% del monte premi a testa. Se uno splitta e l'altro ruba, chi ruba va a casa con tutto e l'altro con niente. Infine, se entrambi rubano, il monte premi e' dato in beneficenza. Il gioco e' drammatico ed emozionante: ecco un esempio.


Nel Dilemma del Prigioniero tradizionale, se uno dei due sceglie di non cooperare, la cosa migliore da fare per l'altro e' non cooperare. Se uno dei due sceglie di cooperare, la cosa migliore per l'altro e', di nuovo, di non cooperare. Percio' alla fine entrambi i giocatori non cooperano sicuramente (almeno, questo e' quello che prevede la teoria dei giochi; non funziona sempre nella realta').

Il gioco "Split or steal" e' "debole" perche'se tu scegli di non cooperare (rubi), a me non importa piu' niente (perche' qualunque cosa scelgo vado a casa a mani vuote). In apparenza, qui la teoria dei giochi non e' piu' molto utile perche' tre dei quattro possibili risultati (Steal/Steal, Split/Steal e Steal/Split) sono tutti equilibri di Nash. Quando vi e' piu' di un equilibrio di Nash, la teoria dei giochi non aiuta a stabilire quale e' piu' probabile o come far convergere il gioco verso l'equilibrio desiderato. O no?

Nel video che segue, il giocatore ha trovato un modo di sfruttare la sottile differenza tra questo gioco e il Dilemma del Prigioniero a proprio favore.


Ovviamente il paper e' gia' stato scritto, eh, aveva ragione Santana che tutto e' stato cantato.

Ezra Pound, il fascismo, e il furto culturale

Ora non so se sto a scrivere cose che tutti gia' sapevamo (mi pare di no) ma per quel poco che so di storia dell'estrema destra italiana, ho notato il ripetersi di uno schema inquietante.

La cosa e' cominciata meno di quattro anni fa (29/10/2008) con dei "giovani di estrema destra", per usare le parole di Repubblica, che si sono messi a prendere a bastonate dei pacifici manifestanti che protestavano contro la riforma Gelmini. Repubblica ha ancora il video sul suo sito, ma per i posteri (non si sa mai) ho salvato una foto che dice tutto.


La violenza squadrista si ripete, ma non e' che ve lo devo dire io. La cosa meno ovvia, ma forse piu' importante alla lunga, e' un'altra: l'appropriazione dei simboli e della cultura a scopo politico. Per una foto presa da un passante durante un evento violento in una piazza, e' una coreografia eccezionale. Le mazze tricolore, in particolare, mi avevano fatto incazzare tantissimo, perche' rappresentano l'ennesimo atto di appropriazione fascista del tricolore. ("Siamo violenti, ma per la patria"). Purtroppo, da che mi ricordo, sventolare il tricolore (e il patriottismo in generale) al di fuori di occasioni calcistiche e' sempre stato sentito come una cosa di destra. Questo non ha da essere. La colpa di questo e' tanto di chi compie l'appropriazione quanto di chi la lascia compiere, non riprendendosi quello che e' di tutti. Negli Stati Uniti, Democratici e Repubblicani fanno a gara a chi sventola la bandiera piu' visibilmente. E' una cosa buona! Facciamola anche noi.

E non ci si limita al tricolore: il fascismo si appropria di tutto: l'ideologia anticapitalista; i valori insostituibili del capitalismo; l'ordine e la passione; qualunque cosa suona figo, la prendono e la ri-gridano piu' forte.

Ma quello di cui volevo parlare oggi e' un'altro soggetto: Ezra Pound. Grandissimo poeta - padrino di gente come Hemingway, Joyce, Frost, ed Eliot. Folle, antisemita e fascista, passo' meta' della sua vita in Italia e si mise al servizio di Mussolini. Economista velleitario. Ce n'e' da raccontare per ore, ma non ho tempo (ne parlero' in un altro post). La sua popolarita' come poeta era tale che trascendeva l'impopolarita' delle sue scelte politiche. Persino Allen Ginsberg lo venne a trovare a Rapallo nel 1967 e gli fece fumar canne.

Balzo in avanti, secolo ventunesimo. Pound e' uno sconosciuto in Italia. Purgato dal curriculum letterario della scuola dello Stato antifascista. A Roma c'e' un centro sociale fascista chiamato Casapound. Ci stanno rubando anche la poesia. Anche qui, non deve essere cosi'. Verso la fine della sua vita, Pound si e' pentito di molte delle proprie vedute politiche (tant'e' che gli eredi non vogliono avere a che fare con Casapound). In ogni caso, anche D'Annunzio era fascista (a modo suo) e la sua poesia non e' vietata. Sara' che e' morto appena in tempo, non so. Il punto e' che la poesia di Pound, come quella di D'Annunzio, non parla di fasci, o di tricolori, o di ebrei. Riprendiamocela, o ci ritroveremo a doverla combattere (e non si vince combattendo la poesia e la bandiera). Cominciamo da qui:
Sing we for love and idleness,
Naught else is worth the having.

Though I have been in many a land,
There is naught else in living.

And I would rather have my sweet,
Though rose-leaves die of grieving,

Than do high deeds in Hungary
To pass all men's believing.
[An Immorality, by Ezra Pound]
Piu' Ezra Pound, meno estrema destra.

domenica 10 giugno 2012

Signoraggio

Ogni tanto ci perviene la voce di qualche parolaio che sbraita senza capire riguardo al signoraggio, il complotto internazionale delle banche, e il fatto che miliardi di persone non hanno capito come funziona il loro sistema monetario ed economico.

Il buon Mauro Vanetti, solido comunista (o quantomeno anticapitalista), ci mette una pezza con una serie di Frequently Asked Questions sul signoraggio, ricordandoci che avevamo capito benissimo gia' da molto tempo e che non dobbiamo lasciarci fuorviare da queste teorie del complotto. Per esempio:
Le banche e il capitalismo ci schiavizzano?
Sì. Ma la teoria del signoraggio non ci aiuta a capire come, né come fare a rompere questa schiavitù.
oppure
Stai dicendo che in buona sostanza il reddito da signoraggio finisce già oggi nelle mani dello Stato?
Già. I signoraggisti “lottano” per ottenere una cosa che abbiamo già.
Piuttosto che riscrivere il succo delle FAQ con parole mie, invito i lettori a leggerle e poi continuare per alcuni commenti (diciamo che sono d'accordo con il 90% di quello che dice, segue la mia visione sul rimanente 10%).

***

Il 10% rimanente e' che gli autori della pagina in questione prendono Marx, a mio dire, troppo sul serio, per esempio in quanto segue:
Ciò che permette alle banche di guadagnare, solo prestando denaro, è il fatto che chi detiene il capitale si appropria del plusvalore estratto dai lavoratori salariati. Col credito, le banche forniscono il capitale necessario a sfruttare il lavoro in ogni occasione disponibile. Al tempo stesso, con spericolate operazioni finanziarie scommettono sull'efficacia di ogni possibile investimento. In questo modo ridistribuiscono il plusvalore tra le varie componenti della classe dominante, ma senza lavoro produttivo non ci sarebbe nulla da redistribuire.
Certo, anche senza altre cose non ci sarebbe nulla da distribuire. Per esempio, poniamo che l'attivita' imprenditoriale crei coordinazione tra i lavoratori salariati, i quali altrimenti non saprebbero cosa fare del loro tempo libero o non riuscirebbero a lavorare insieme a causa di problemi di asimmetria informativa, beni collettivi, eccetera. (Il che non e' vero al 100%, ma almeno in parte; per esempio, lavorare per un'altra persona che non ha ricchezza visibile ti rende meno sicuro che riceverai alcunche' di salario, il che non ti incentiva a lavorare; oppure, magari passeresti meta' della tua giornata piallando assi per farti la tua casa da solo e allevando i maiali, ma alla fine dell'anno saresti materialmente meno ricco che in un sistema capitalista dove hai lavorato piu' ore e hai creato piu' ricchezza per ora di lavoro). In tal caso, si potrebbe pensare che il surplus e' stato spartito tra chi provvede la coordinazione e chi provvede il lavoro. In breve, questa e' la visione dell'economia "classica".

Poi:
L'indebitamento scriteriato ha permesso al capitalismo di vivere sopra le sue possibilità per decenni, vincendo la competizione con l'Unione Sovietica e i suoi satelliti. Come sarebbero finite le grandi lotte operaie e studentesche degli anni Settanta se l'economia di mercato non avesse garantito un apparente miglioramento delle condizioni di vita delle classi subalterne? Quel miglioramento è stato possibile ipotecando il tenore di vita delle generazioni future tramite una massa gigantesca di debito; oggi c'è da pagare il conto. Chi lo pagherà?
Ecco qui non voglio dilungarmi ma praticamente non e' vero. Il miglioramento c'e' stato in molti paesi Europei nello stesso periodo e solo l'Italia e il Belgio hanno ammassato quantita' di debito patologiche che conosciamo.

sabato 9 giugno 2012

Proposte concrete per la lotta all'evasione

Qualcosa bolle in pentola in tema di lotta all'evasione fiscale. Un amico (sempre Alessandro) mi scrive chiedendomi "perche' non rendiamo l'IVA detraibile?". In tal modo, i piccoli imprenditori sarebbero sotto pressione dai loro clienti ad emettere fatture, portando alla luce molto dell'economia sommersa. Allo stesso tempo, Noisefromamerika riporta che Pippo Civati ha scritto un libro con diverse proposte di politica economica, tra cui un aumento degli oneri deducibili - praticamente la stessa cosa. La differenza e' che non e' specificamente l'IVA di cui si parla ma tutte le spese per determinate categorie:
Gli oneri deducibili dovranno essere inizialmente individuati tra le spese indispensabili e meritorie: salute, manutenzione della casa (anche non di proprietà), cura di figli e anziani, educazione, mobilità, risparmio energetico ecc.
L'autore del post, il buon Sandro Brusco, commenta:

[S]e l'intento fosse di lotta all'evasione allora la deduzione dovrebbe riguardare i settori di attività in cui si sospetta l'evasione sia più alta [...] I sussidi vanno usati con parsimonia e riservati per i casi in cui vi siano chiare, palesi e importanti esternalità positive [...]. Ricordiamoci che alla fine tutto si tiene, per cui una detrazione in più per me deve essere o una spesa in meno o una tassa in più per qualcun altro (ora o nel futuro, se ci si indebita). Visto che della manutenzione della mia casa ne godo io, perché devono essere gli altri contribuenti a finanziarla?
Dunque? Perche' non si fa/quali sarebbero i problemi? Dedurre l'intero importo per alcune spese, o dedurre/detrarre l'IVA per tutte le spese? e se solo alcune, spese meritorie o spese ad alta evasione? (Notare che se l'intero importo fosse deducibile per tutte le spese, e a maggior ragione detraibile, nessuno pagherebbe piu' tasse perche' piu' o meno le spese totali sono uguali al reddito totale).

In generale, sono abbastanza ottimista rispetto a questa proposta, quindi per me la risposta e' "si dovrebbe fare, e i problemi non sarebbero insormontabili". Vediamo di fare due conti: quale sarebbe l'effetto sulle casse dello Stato. (Perche' si presume che la lotta all'evasione non si debba concludere con minori introiti nelle casse statali, se no e' un esercizio puramente etico/estetico).

Poniamo che Tizio e' un lavoratore dipendente e Caio e' il suo dentista. Facciamo finta che le aliquote IRPEF si applichino crudamente a entrambi. Cosi' a occhio e croce, Tizio paga tT = 27% di tasse e Caio paga tC = 43%. Caio svolge un servizio e, nel mondo dell'economia sommersa, riceve un pagamento di 1 euro da Tizio.

In quanto segue, assumiamo che l'intera IVA venga assorbita da Tizio, cosa che non corrisponde alla mia esperienza empirica; di solito il dentista mi diceva 100 con fattura, 90 senza, appropriandosi di una parte dell'IVA non pagata. Al 20%, l'IVA su 100 e' 16.7, quindi un dentista evasore "onesto" ti direbbe "100 con fattura, e 83.3 senza", senza contare che poi su 83.3 lui ci paga le tasse al 43%, quindi alla fine dovrebbe essere 50 con fattura. Ma e' solo 90. E' la magia dell'elasticita' della domanda. Ma ignoriamo per ora questo fatto, come ignoriamo che - una volta che tutto e' detto e fatto, domanda e offerta di servizi dentistici (/muratoriali/idraulici) sarebbe influenzata dai nuovi prezzi.

Assumiamo anche che Tizio non abbia alcuno scrupolo morale, percio' chiedera' la fattura solo se il prezzo con fattura dopo le tasse e' inferiore a 1 euro (il prezzo base sommerso). I punti seguenti mostrano i risultati in vari scenari di tassazione per una determinata transazione.
  • Sommerso
    Tizio: -1
    Caio: +1
    Governo: 0
  • Detrazione IVA
    Tizio: -1 - IVA + IVA = -1
    Caio: +1 +IVA -IVA -b*tC < 1
    Governo: +b*tC > 0
  • Deduzione dell'intera spesa
    Tizio: -1 - IVA + tT (1+IVA) > -1
    Caio: +1 +IVA -IVA -b*tC < 1
    Governo: +b*tC -tT(1+IVA)
Notare qui che per 1 euro di fatturato, Caio ha b unita' di profitto. Persino un dentista potrebbe essere in grado di detrarre qualche spesa aggiuntiva dal reddito se fatturasse tutto. Quindi, per un dentista b sarebbe vicino a 1 ma non 1. Questo pochino di matematica, e un po' di ragionamento, ci permettono di illuminare la questione considerevolmente. Ciascun sistema puo' funzionare ma ciascuno ha i suoi pro e contro.
  • Rendere l'IVA detraibile e' piu' elegante, ma potrebbe non funzionare per il motivo che abbiamo deciso di ignorare. Poiche' per Caio la posta in gioco e' alta (stiamo parlando dell'IRPEF, che altrimenti non pagherebbe) Caio potrebbe offrire uno sconto piu' grosso. Ad esempio, 100 con fattura e 80 senza. La legge farebbe poco per fermare l'evasione ma trasferirebbe ricchezza (forse) dai dentisti ai loro clienti.
  • Rendere l'IVA detraibile ha anche un grosso svantaggio. Tutta l'IVA che e' gia' pagata attualmente verrebbe detratta. L'incentivo quindi aumenterebbe le entrate fiscali (salvo quanto scritto sopra) per spese per servizi come prestazioni professionali, ma ridurrebbe di molto le entrate fiscali per l'acquisto di prosciutto all'Esselunga (assumendo che la gente tenga tutti gli scontrini, che pure sarebbe un sacco di lavoro). Andrebbe quindi resa detraibile solo per alcune categorie di spesa.
  • Nel caso di deduzione dell'intera spesa, andrebbero certamente individuate delle categorie (vedi sopra). Qui sono d'accordo con Mr. Brusco che il provvedimento dovrebbe mirare alle categorie ad alta evasione - non le voci di spesa "meritoria". Resta pero' una certa arbitrarieta'; specialmente nel settore dei servizi, e' difficile specificare esattamente che cosa costituisce un servizio piuttosto che un altro (barbiere? chirurgo?)
  • Nel caso di deduzione dell'intera spesa, gli introiti del governo aumentano solo se b > tT(1+IVA)/tC. Per esempio, se l'aliquota di Tizio e' 27%, quella di Caio e' il 43%, e l'IVA e' il 20%, c'e' bisogno che b > 75%, cioe' per un euro di fatturato almeno 75 centesimi devono essere profitti. Questo rende il provvedimento inefficace per molte categorie per le quali effettivamente l'emersione richiederebbe il riconoscimento di molte entrate ma anche di molte spese. E' pur vero che male non farebbe; tutt'al piu' sarebbe inefficace per le categorie di spesa dove l'evasione e' minore. Questo rende meno problematica l'arbitrarieta' di cui al punto precedente (nel dubbio, una categoria sia coperta dalla deducibilita'). Il problema pero' e' che i principali fornitori di inputs sommersi sono lavoratori dipendenti. Se il piccolo imprenditore e' costretto a mettere in regola un lavoratore per poter dedurre le spese (per controbilanciare le maggiori entrate), e' possibile che parte del costo totale dell'operazione finisca sulle spalle del lavoratore. La cosa pero' non mi preoccupa piu' di tanto.
OK, per oggi direi che va bene cosi'. Non vedo l'ora di continuare nei commenti.

Che cosa sta succedendo? Parte Prima

Questo e' il primo di una serie di post che dovrebbero servire a mia memoria futura di quello che pensavo nel 2012 quando il mio paese era immerso in una profonda crisi economica.

Prendo spunto dall'email di un lettore, Alessandro, che cerca il conforto di risposte precise e chiare. Stiamo parlando di economia, che e' seconda soltanto alla medicina in fatto di vaghezza ed elusivita'. Ma provero' a fornire ad Alessandro, e agli altri ventiquattro lettori, qualche spunto di riflessione. Le domande poste da Alessandro sono molto appropriate per il tema di questo blog.
[C]he ruolo hanno le banche e le assicurazioni [nel casino che sta succedendo]? Come diavolo si sono inventati i tanto tossici derivati e chi ci ha guadagnato?
Le banche e le assicurazioni italiane hanno ben poco a che fare con il problema corrente. Il che non vuol dire che non abbiano colpe in generale. Non mi e' mai piaciuto avere a che fare con banche e le assicurazioni, in Italia e (con eccezioni) all'estero. Purtroppo il loro lavoro e' far girare i tuoi soldi e trattenerne il piu' possibile senza farti scappare, il che non e' una buona premessa per un rapporto di fiducia. Ma da li' ad additare gli intermediari finanziari come colpevoli della crisi corrente, il passo e' lungo. Il problema fondamentale ora come ora e' che il debito dela Repubblica Italiana e' diventato una patata bollente e sempre meno persone vogliono tenerlo in mano. Se misuriamo il contributo delle banche e assicurazioni dalla quantita' di debito pubblico che tengono in mano, ne tengono tanto. Quindi in un certo senso stanno persino aiutando (involontariamente).

Riguardo ai derivati: ci sono tanti tipi di derivati e di solito vengono usati per ragioni legittime. Per esempio, poniamo che sei un viticoltore e hai bisogno di prendere soldi a prestito. Vendere un future sul raccolto di uva dell'ottobre che viene aumenta di gran lunga la certezza riguardo alla tua capacita' di restituire il prestito, e quindi ti e' piu' facile ottenerlo (e magari a un tasso inferiore, visto che sei meno rischioso). Chi ci ha guadagnato? In questo caso tutti. E' vero anche che i futures, e altri derivati di tipo simile, facilitano le scommesse speculative contro certi titoli (per esempio i titoli del debito pubblico italiano). Se la scommessa ha successo, e' lo speculatore che ci guadagna. La pressione derivante dalle scommesse speculative spesso peggiora la posizione di un emettitore di titoli (per esempio l'Italia), ma gli speculatori sono piu' simili a iene che a leoni - tendono a scommettere contro chi e' gia' a terra. Prendersela con gli speculatori e' come prendersela con il barbone che alloggia in casa tua dopo che i ladri hanno forzato la porta e portato via tutto. La banca o altro intermediario intasca solo una piccola commissione per ogni posizione che viene aperta o chiusa, e il traffico speculativo e' nulla in confronto al traffico "produttivo", percio' gli intermediari non hanno nulla da guadagnare dalla speculazione in questo senso.
Non capisco cosa si possa fare per riavvicinare la finanza all'economia reale...
La finanza e' solo un sintomo. Se per "economia reale" intendi "l'apparato produttivo capitalista",  la finanza vi e' gia' molto vicina. Se per "economia reale" intendi "i milioni di lavoratori dipendenti e piccoli imprenditori", l'unica cosa da fare e' la rivoluzione proletaria. (A questo proposito, il punto 11 di una lettura che Alessandro mi ha mandato non e' molto diverso dalla rivoluzione proletaria). La finanza funziona cosi': ci sono i soldi, e i soldi hanno un proprietario. La finanza cerca di mettere insieme un proprietario con un imprenditore che ha un buon uso per quei soldi. Se la proprieta' dei soldi e' molto concentrata, la finanza lavora per pochi. Meno soldi hai, meno gli intermediari sono interessati a te perche' - come dicevo sopra - il lavoro degli intermediari e' trattenere il piu' possibile dei tuoi soldi senza farti scappare. Se ne hai tanti, anche una piccola percentuale rende il loro lavoro molto redditizio.
Chi può decidere se chiudere i rubinetti e dire ai nostri creditori: "signori adesso basta per un po', fateci fiatare e vedere quando vi abbiamo sganciato, e se sufficiente vi accontentate". In sostanza potrebbe anche darsi che si sia già corrisposta una quota di interessi molto alta e si continui a pagare inutilmente. Io credo che Monti non lo voglia fare e non voglia costituire una commissione ad hoc di revisione della composizione del debito per paura, o per interesse personale (ma spero di sbagliarmi).
In breve, il debito pubblico e' stato fatto davanti ai nostri occhi da gente - nel bene o nel male - eletta da me e te. (Essendo giovani, questo puo' essere abbastanza falso, ma se non eravamo noi, erano i nostri genitori, disse il lupo all'agnello). Se fosse un tuo debito personale, non ti sogneresti mai di dire "non lo devo pagare". Al momento gli interessi sono nell'ordine del 3.5%, molto meno di quello che pagheresti tu su un tuo debito personale. Se si paga tanto di interessi, e' perche' il debito e' GRANDE. L'entita' e la composizione del debito, tra parentesi, sono informazioni di pubblico dominio. Per di piu', l'economia e' basata (anche) sul fatto che lo Stato paga sempre. Se ci mettessimo a dubitare che lo Stato paga i debiti (non solo le obbligazioni, ma anche gli stipendi, i rimborsi dell'IVA, eccetera eccetera) passeremmo piu' tempo a prepararci al peggio che a condurre delle vite produttive. Ritorneremmo a essere un paese del terzo mondo. E' per questo che il principio di pacta sunt servanda va mantenuto anche nei frangenti piu' difficili.
Poi il discorso del patrimonio pubblico: secondo te avrebbe senso vendere parte del patrimonio per abbassare il debito pubblico?
Si', ma:
  1. non indiscriminatamente - non venderei la Galleria Vittorio Emanuele, le spiagge, o il palazzo del Quirinale. Ma lo Stato possiede tante cose che non ha alcuna ragione pratica di possedere.
  2. non in periodo di crisi. Il patrimonio si vende quando la riduzione del debito e' gia' avviata, ci sono governanti seri. Il patrimonio deve essere dismesso a prezzi di mercato, non regalato agli amici o all'unico che ha abbastanza contante. Il contante cosi' ottenuto deve essere impiegato per ridurre il debito e non, invece, sprecato per aumentare la spesa corrente o rimandare decisioni difficili a dopo il termine della propria presidenza.
Obama chiede all'Europa di iniettare soldi nelle casse delle banche? [] quello ha paura della Cina e dell'Asia in generale, che tra poco ci sotterreranno tutti, per cui cerca di affondare l'Europa per restare a galla ancora un po'...e poi viene a farci la predica quando tutto il putiferio è partito da casa sua?
Non credo che la richiesta di Obama abbia alcunche' a che fare con la Cina, l'Asia, o un desiderio irrazionale di affossare il proprio maggiore partner commerciale. Non siamo sulla Zattera della Medusa, siamo in un mondo cooperativo dove si vince o si perde tutti insieme. Le banche hanno subito perdite ingenti. In alcuni casi, e' stato per propria avidita' e stupidita', come in Spagna e in USA - dove hanno prestato troppo a individui che non erano in grado di restituire. In altri paesi, come in Italia, vi e' una parte di quello e una parte di perdite subite a causa della svalutazione dei titoli di Stato. Se i BOT italiani sono percepiti come piu' rischiosi, il loro prezzo va giu', e questo si riflette immediatamente nello stato patrimoniale della banca. Ogni perdita riduce il capitale netto e quindi la capacita' di prestare. Riducendosi la capacita' di prestare, i primi a perderci (come spiegavo sopra) sono i piccoli, perche' i margini di profitto dell'intermediario sono minori sulle piccole transazioni, e perche' sono i debitori piu' rischiosi. Percio' le banche smettono di fare credito a molti individui e piccole imprese, e una buona parte dell'economia va sott'acqua. E poi al secondo round sono dolori per tutti, anche i grandi, perche' molta gente non ha piu' i soldi per comprare auto, divani, e sushi all'Esselunga. E roba americana. Il dilemma che Obama pone e' - ricompensare la cupidigia e la stupidita', o soffrire tutti disproporzionatamente? Con riluttanza Obama ha fatto lo stesso che propone a noi di fare - ricompensare cupidigia e stupidita' - percio' non lo si puo' chiamare ipocrita.


Spero che questo sia un buon inizio per una discussione.

La pianificazione economica e' fattibile?

In un articolo semiserio, Cosma Shalizi prende spunto da una recente lettura, Red Plenty, e cerca di quantificare le risorse computazionali necessarie per affrontare, e risolvere, il problema della pianificazione economica.

In parole povere, la risposta e' - troppe. La complessita' del problema aumenta in modo piu' che lineare con il numero di beni e servizi. Per fare un buon lavoro, il Pianificatore Centrale deve sapere tutto riguardo a input e output di tutti i processi produttivi, e per di piu' cercare di interpretare le preferenze dei consumatori (ammesso, ovviamente, che al Pianificatore interessi soddisfare queste preferenze).

L'autore propone (citando Trotski!) che l'unica soluzione per il pianificatore e' di specificare le proporzioni nelle quali ciascun bene/servizio vada prodotto, e lasciare che il mercato faccia arrivare le informazioni dove servono tramite un sistema di prezzi massimizzando la produzione totale. Il "mercato" qui sarebbe l'interazione di consumatori e aziende, dove le aziende sono delle entita' la cui missione e' produrre cose e massimizzare profitti, come in un'economia di mercato. La differenza e' che le aziende sono delle unita' fittizie create dal pianificatore. Non mi e' chiaro, dalla discussione, dove deriva l'incentivo alle aziende di massimizzare profitti visto che non possono trattenerli. Se il pianificatore mi nominasse amministratore delegato di un'azienda socialista, probabilmente mi metterei a massimizzare il beneficio privato - non il profitto. Mi rendo conto che, data l'esperienza sovietica, ma anche solo l'esperienza italiana con l'economia di stato, fare un argomento simile e' come sparare sulla croce rossa. In ogni caso, anche con un sistema di pseudoaziende e pseudoprezzi, resterebbe al pianificatore l'arduo compito di decidere quali beni vadano prodotti in quali proporzioni (e, aggiungo io, quante risorse vadano allocate allo sviluppo di nuovi prodotti).

Il che ci porta a un altro passo nella direzione di capire di che cosa stiamo parlando. Ogni tanto leggo un qualche paper di biologia evolutiva e piano piano mi sono reso conto che i biologi (almeno, quei biologi che hanno un'inclinazione alla matematica) hanno sviluppato indipendentemente una sostanziale parte di economia e teoria dei giochi. La motivazione viene dalla teoria dell'evoluzione: spiegare come determinati tratti genetici possano prevalere in una popolazione, o come diverse popolazioni possano assestarsi in un equilibrio. Poiche' gli animali non si scambiano moneta, il sistema deve convergere verso l'equilibrio grazie soltanto a un principio: la selezione naturale.

A questo riguardo, noi economisti siamo molto piu' confusi. La nostra analisi e' sempre basata sull'ottimizzazione, ma la forza che permette al sistema di convergere verso un equilibrio e' talvolta la volonta' degli agenti (per esempio, l'amministratore delegato di un'azienda che cerca di massimizzare il profitto dando per scontati i prezzi di input e output); talvolta la selezione naturale (per esempio, la determinazione delle proporzioni ottimali di prodotti). Nel caso del pianificatore, la volonta' di un burocrate si sostituisce alla selezione naturale, e ovviamente non e' garantito che avremo risultati migliori (o peggiori). Persino in un'economia di mercato (ritornando al post di Cosma Shalizi) la maggior parte dell'attivita' economica avviene all'interno di aziende nelle quali vige un sistema "sovietico" di pianificazione. Suppongo ci siano numerosi studi sia teoretici che empirici sui limiti ottimali dell'azienda - studi che prima o poi leggero', seppure in forma condensata - i quali piu' o meno consciamente fanno luce su "quale principio ottimizzante sia il piu' efficace in determinate condizioni".

Mi pare tuttavia che la distinzione che ho appena tracciato vada presa piu' seriamente di quanto e' stato fatto finora. Non si puo' semplicemente scrivere una funzione obiettivo, trovarne la derivata prima, e trovare il punto (o i punti) dove la derivata e' zero. E' utile anche avere presente qual e' la forza che spinge il sistema verso questo punto, per capire se e quanto velocemente ci arrivera'.

venerdì 8 giugno 2012

Letture sulla crisi dell'euro

Ci ho talmente tanta roba da scrivere che non so da dove cominciare, e forse non comincero' mai, sicuramente non stasera, percio' metto qui un po' di roba che hanno scritto altri per tenere impegnati i nostri voraci lettori.
  • L'Euro non c'entra, da Noisefromamerika. Non e' colpa dell'Euro se l'Italia c'ha i suoi problemi.
  • E' colpa dell'euro - Il problema dell’Europa? I debiti esteri, non i debiti pubblici, da Linkiesta. Non lo dicono ad alta voce, ma segue direttamente dal loro argomento. I paesi in difficolta' hanno tutti in comune un ingente deficit della bilancia dei pagamenti, un problema che e' apparso o si e' intensificato con l'unione monetaria (e la mancanza di una politica monetaria ad hoc, aggiungo io).
  • Sfiga e rivoluzione, da Giap (Wu Ming). L'Euro non e' ne' il problema, ne' la soluzione. Siamo al bivio tra declino e rivoluzione. La crisi dell'Euro e' solo un sintomo della disgregazione della societa' neoliberista.
  • L'Europa considera l'unione fiscale, da Reuters. Roba seria!

I ricchi diventano piu' ricchi e i poveri eccetera eccetera

Ma giusto per sicurezza, eh? ci e' recentemente pervenuta la notizia che il Grande Capitale si sta riorganizzando (per che cosa? vedremo). Secondo questo articolo del Financial Times, la famiglia Rotschild/Rothschild (che esiste davvero, non e' solo un gruppo di personaggi delle leggende metropolitane o il nome di un vino) sta riportando tutta la propria ricchezza sotto un unico tetto, e come se non bastasse, sta unendo il proprio destino a quello del proprio equivalente americano, la famiglia Rockefeller, grazie a uno scambio di partecipazioni. Ora, normalmente dei soldi degli altri non me ne importerebbe proprio nulla ma mi sorge la domanda: quali sinergie spingono due famiglie dalla ricchezza leggendaria ad amministrarla insieme?

Il giornalista sostiene che questa si tratta per la famiglia Rotschild di un'opportunita' per mettere un piede in America. (Vi ricordo che il piede era stato loro tolto, per cosi' dire, da J. Pierpont Morgan una centocinquantina di anni fa, quando divento' uno dei referenti ufficiali della Tesoreria USA per il piazzamento delle obbligazioni del Tesoro). L'importante e' averci la pazienza lunga. Poi certo ognuno ha una propria definizione di che cosa vuol dire averci un piede nella porta; e' possibile che sotto sotto il significato sia:

"Ci sono degli investimenti cosi' buoni che non vengono distribuiti con un meccanismo di mercato ma, nel bene o nel male, vengono assegnati alle solite quattro o cinque persone/entita' e quindi essere imparentati finanziariamente con queste quattro o cinque persone/entita' garantisce rendite sul capitale superiori ai tassi di mercato, almeno dopo aver tenuto conto del rischio, ed e' cosi' che le famiglie che si arricchiscono nel 1800 riescono a mantenersi tra le piu' ricche al mondo anche quando la ricchezza e' divisa tra centinaia di discendenti".

:-D (grin)

[Un filino a colpi d'accetta, ma piu' o men l'e' cosi' che gira. Ora se sparisco dopo aver scritto quanto sopra sapremo che i nostri Oscuri Signori sono piu' suscettibili di quanto pensavamo]


L'euristica dell'uovo in camicia

Premetto subito che basted egg non vuol dire esattamente uovo in camicia; in realta' e' a meta' tra un uovo in camicia e un uovo al tegamino. Se qualcuno sa come si chiama in italiano, saremmo lieti di scoprirlo. Si comincia come se fosse al tegamino, ma poi si aggiunge immediatamente un po' di brodo e si copre per 7-9 minuti. In tal modo la parte superiore viene cotta senza dover girare l'uovo. Premetto anche che ho provato a farlo e non mi e' piaciuto, a me piace il giallo liquido e/o il bianco bruciacchiato, e con questa tecnica si riesce - come nelle uova in camicia - a non avere ne' l'uno ne' l'altro. Vabbeh.

L'uovo in camicia e' funzionalmente lo stesso. E' un piatto cosi' semplice che non c'e' sul menu. Un ristorante puo' prepararlo a costo zero perche' gli ingredienti costano quindici centesimi e l'attenzione richiesta al cuoco e' quasi nulla. Si puo' mettere sul fuoco e dimenticarsene per 10 minuti, poi servirlo e intascare un margine di profitto invidiabile. Non che da sole le uova in camicia permettano a un ristorante di campare, ma sono una di quelle cose che quando richieste dovrebbero dare un momento di gioia al proprietario.

Sostiene Paco Nathan che ogni ristorante dove e' stato che non gli abbia servito un uovo in camicia con un sorriso e' fallito nel giro di poco tempo. In altre parole, non voler vendere al cliente qualcosa che non e' sul menu ma che e' semplice e profittevole e' indicativo di una fatale mancanza di organizzazione e senso degli affari. La domanda interessante qui e' - possiamo applicare questa euristica ad altri filoni di business? (Non tutti: pensate a Telecom Italia). Quali sono le caratteristiche di un settore che permettono a questa euristica di funzionare? Livello di competizione? Intensita' di capitale? mmmhhhh...

Lascio aperto per la discussione e i suggerimenti dei lettori. Potrei aggiungere ancora qualcosa dopo.

Peggio e' Meglio

Questo post e' ispirato da un saggio molto famoso in ambienti informatici, intitolato The Rise of ``Worse is Better''.

Il sugo della storia si puo' riassumere come segue. Ci sono due modi di fare le cose in ambito informatico: Fare la Cosa Giusta, e Peggio e' Meglio. I proponenti della prima scuola (sono tentato di etichettarli "giustizialisti") tendono ad affrontare progetti complicati ed ambiziosi al fine di creare prodotti (in senso lato) che siano privi di difetti e internamente coerenti. I "peggioristi" mirano a buttar fuori qualcosa di usabile al piu' presto e poi a migliorarlo in corsa, sotto la pressione degli utenti. Il secondo paradigma, secondo l'autore, ha dimostrato in piu' occasioni di essere superiore da un punto di vista Darwiniano (vince piu' spesso). Esempi di questo paradigma sono Unix (il sistema operativo) e C (il linguaggio di programmazione).

Guardando al presente, ci sono numerosi esempi moderni - per esempio, le mille e una politiche della privacy di Facebook. Se si fosse aspettato di avere la Policy Perfetta prima di lanciare Facebook, Facebook non esisterebbe. La domanda interessante, pero', e': possiamo applicare questo principio al di fuori della tecnologia, all'ingegneria in generale, o persino all'economia e alla politica?

Penso proprio di si'. L'Euro mi sembra che risponda alla descrizione. Un'accozzaglia di popoli, monete e politiche fiscali riuniti da una sola moneta - pianificarla propriamente in anticipo piu' di quanto sia stato fatto non sarebbe stato molto fruttuoso. Meglio buttarsi e vedere cosa succede.

E' pero' vero che questo consiglio non va preso troppo alla lettera, ne' intendo sostenere che l'Euro e' stato concepito come una lucida applicazione di questo paradigma. In un successivo intervento intitolato Worse is Better is Worse - il secondo di una lunga trafila - l'autore raccomanda di non insegnare questo principio perche' perverte le menti della gioventu'. Meglio allevare i giovani a un sano idealismo e lasciare che scelgano da se' di peccare in cantina.

mercoledì 4 aprile 2012

Una TAC per la TAV

La discussione sulla TAV in Valsusa è un esempio perfetto di ciò che questo blog vorrebbe evitare: una serie interminabile di esternazioni incontrollate e contraddittorie. A sentire alcuni ha la valenza del canale di Panama. A sentire altri equivale al terremoto del Belice. Ovviamente posizioni così estreme si possono reggere solo su argomenti mitologici. Da una parte, il fantasmagorico corridoio 5 Lisbona Kiev (ora ricatalogato, ma i miti restano). Auguriamoci che Benfica e Dinamo si incrocino in Europa League fra qualche anno, perché solo un ultras sfegatato potrebbe essere spinto a percorrere tutta la tratta. Dall’altra, la valle incontaminata violentata dalla brutale invasione aliena. Non conosco bene la Valsusa, ma se è come altre valli alpine di lingua italiana che conosco, devono averci già pensato i locali a piantumarla per bene.

Ora qui il punto non è fornire un’altra esternazione qualsiasi. Ma nemmeno pontificare luoghi comuni del tipo “la verità sta nel mezzo”. Anzi, siccome mi piace giocare a carte scoperte, dichiaro subito la mia posizione non neutrale: sono contrario alla TAV in Valsusa. Ossia, se fossi al posto del nostro premier Monti (tutti lo tirano per la giacchetta, perché io no?) ritirerei il progetto, come per il ponte sullo stretto. Ma il punto è che questa posizione può essere motivata con affermazioni molto più caute, moderate e relative di quelle di chi imbratta vergognosamente i nuovi (!) treni dei pendolari fra Milano-Torino. Devo premettere che le mie affermazioni si basano su una forma di razionalità limitata. Le limitazioni sono dovute alla mancanza di dati numerici che reputo affidabili. Non sono un amante dei dati: selezionandoli ed etichettandoli furbescamente, spesso si riesce a dare la rappresentazione della realtà che si preferisce. Inoltre, si tratterebbe in questo caso di dati di seconda, terza o quarta mano. O forse non è nemmeno corretto chiamarli dati: si tratta di proiezioni. Le proiezioni di traffico tra Lisbona e Kiev lasciano il tempo che trovano, sono addirittura in controtendenza rispetto al trend attuale. Sarei più tranquillo con le proiezioni dei tempi e dei costi, ma qui entra in gioco il fattore Italia. Ma ritengo le mie motivazioni robuste rispetto a oscillazioni dei dati in un intervallo credibile. E in ultima analisi si tratterà di motivazioni relative, di confronto, che prescindono dal livello assoluto delle variabili.

In un mondo di risorse limitate, in uno stato dalle risorse finanziarie molto limitate, con risorse temporali ormai agli sgoccioli su molte questioni aperte, converrete con me che i “tanti soldi” e il “tanto tempo” da spendere per la TAV in Valsusa possano essere spesi meglio. Si possono trovare molti esempi. Retoricamente ma purtroppo non tanto, ci si può appellare alle scuole che cadono in testa ai bambini. Alle colline che franano sui vecchi. O su risorse economiche, come le Cinque Terre. Ma non voglio soffermarmi su questioni così lontane dalla TAV e che per il naso di molti italiani puzzano di ideologico (forse invece sarebbero priorità da allarme rosso per uno svizzero, eppure dovrebbe avere il cuore più duro). I confronti diventano troppo difficili, sia da un punto di vista oggettivo che soggettivo. Parlerò allora solo ed esclusivamente di trasporto passeggeri e merci. Così è facile capire se la TAV in Valsusa è a ragione o meno in cima alla lista delle priorità.

Trasporto merci. Uno degli artifici dei sostenitori della TAV è quello di cambiare TAV in TAC (treno ad alta capacità) quando la discussione si fa scomoda. Spiazzati dal cambiamento di paradigma, spesso gli oppositori non riescono più a risintonizzarsi sul nuovo piano del dibattito. Non voglio correre questo rischio e mi sintonizzo direttamente sulla TAC. Il trasporto merci su rotaia in Italia è ridicolo. Il problema non è la modernità delle linee, perché i treni merci sono dei ferrivecchi; il problema è dove diavolo caricare e scaricare la merce dai treni. Mancano le piattaforme logistiche e l’organizzazione circostante. Ma per la Valsusa si sente dire che, almeno stando alle proiezioni, anche la linea esistente (sì, c’è già la ferrovia in Valsusa!) sarà insufficiente. Prima di tutto, anche ammettendo che la nuova linea sia necessaria, non è sufficiente. Ci sono progetti, soldi, volontà di rifare tutto il sistema del trasporto merci su rotaia in Italia? Se sì, discutiamo della linea in Valsusa, se no sarebbe solo l’ennesima cattedrale nel deserto italiota, che grida vendetta al paesaggio e alle carenze infrastrutturali ben più gravi. Nessuno sembra sentirsi in dovere di darci queste risposte complementari. Forse ci basta essere un corridoio per Kiev. Ma anche in uno scenario di improvviso sviluppo del trasporto merci in Italia, la TAC in Valsusa è necessaria o quanto meno prioritaria? Per la necessarietà, bisogna immaginare che la linea esistente arrivi a saturazione, dato che dalla velocità delle merci non importa nulla a nessuno. Le iperboliche previsioni di saturazione della linea esistente tengono conto che sarà sempre più facile mettere un treno in fila all’altro? Non stiamo parlando di “rocket science”, sicuramente delle persone di buona volontà lo possono fare già adesso, quasi come per le metropolitane. A questo proposito me la sento di fornire un dato: la linea esistente ha 2, non 1, binari. Infine, per non voler accettare nemmeno il minimo rischio che la Valsusa diventi l’ignominioso collo di bottiglia fra Kiev e Lisbona, bisogna essere invece molto ottimisti sul fatto che in Italia non esistano altri colli di bottiglia infrastrutturali più gravi e meno costosi da eliminare. Le Autostrade del Mare (che non sono autostrade ma solo un’organizzazione per sfruttare una cosa che c’è già, cioè il mare) erano una soluzione perfetta per bypassare i colli di bottiglia dati dalle infrastrutture e dall’orografia della terra ferma. Non se ne parla più, forse anche perché perforare 50 chilometri di montagna è molto più costoso.

Trasporto passeggeri. A parte gli ultras del Benfica e della Dinamo, nessuno percorrerà mai davvero il corridoio 5, ma un suo segmento sì. Su quali distanze il treno è competitivo con l’aereo? Visti i tempi e i costi dell’alta velocità in giro per l’Europa, direi sotto i 600/700 kilometri. Infatti è la distanza fra Milano e Roma o Napoli e lì il dubbio se prendere il treno o l’aereo sorge. Cosa c’è aldilà di quel tunnel al di sotto di quella distanza? La Savoia, meta d’élite. Lione, bella, per carità. La Borgogna, bellissima, ma consiglio l’auto. Basta. Bisogna allungare il raggio per raggiungere Parigi o Barcellona. Che poi per Parigi converrebbe attraversare la Svizzera, ma gli svizzeri non stanno facendo la corsa alla TAV. Che strano. Da questa parte del tunnel invece che esigenze di trasporto passeggeri ci sono? Milioni di pendolari alla canna del gas. Che prendono la macchina e riducono alla canna del gas (letteralmente stavolta) chi abita già in città (o tutta la pianura padana, per solidarietà climatica). Per non parlare del sud. Ma la domanda conclusiva è: ammesso che tutti viaggeremo in treno fra Italia e Francia e la cosa fa piacere perché il treno è più pulito dell’aereo e così forse impariamo la cura del territorio francese prima di chiedere fiducia alle popolazioni locali: vale la pena spendere così “tanti soldi” e così “tanto tempo” per andare più veloci per 50 chilometri? Mettevi comodi, prendetevi un buon giallo e magari riuscirete a scoprire l’assassino prima di Lione.

martedì 3 aprile 2012

Dopo il mio ultimo post dell'1/1, ecco il mio post del 4/4. Spero di fare il prossimo prima del 9/9.

Preambolo polemico

La spinta viene da un post del buon Michele Boldrin intitolato Il governo Monti ed il continuismo, ispirato a sua volta da una lettera un po' estemporanea del nostro caro Primo Ministro al Corriere della Sera. Per quanto mi piacciano generalmente gli articoli scritti da Boldrin e dalla maggior parte della sua gang, questo mi ha lasciato un po' cosi'. Vorrei percio' sproloquiare per un quarto d'ora sui grandi temi che tale articolo utilmente porta al centro della discussione:
  • Possiamo salvare l'economia italiana dal declino?
  • Che cosa sta facendo Monti a questo proposito, e perche'?
  • Ci piace quello che sta facendo? e che altro andrebbe fatto?
Prima di cominciare, pero',... non resisto... c'e' un paio di punti sui quali voglio soffermarmi in dettaglio.

Primo: dalla Lettera di Monti ai Milanesi, versetti 1:4:
Caro Direttore, 
vedo solo ora che alcune considerazioni da me fatte in una conferenza tenuta l'altro ieri a Tokyo presso il giornale Nikkei hanno suscitato vive reazioni in Italia.
Vedete cosa succede a mandare le catene di Sant'Antonio dove ci si lamenta che i parlamentari c'hanno il telefonino gratis? Che adesso Monti non c'ha neanche il treggi' per leggersi il Corriere Online e deve andare all'edicola centrale di Shibuya a prendersi la Repubblica stampata in bianco e nero con le notizie dell'altro ieri.

Secondo: dalla Lettera di Boldrin ai Romani, Paragrafo 5:
Nel caso non si fosse capito Mario Monti si candida a futuro inquilino del Colle o a prossimo Presidente del Consiglio.
Al che, mi devo essere perso qualcosa di grosso perche' avevo creduto a Monti quando ha detto (Paragrafo 9):
torneranno governi «politici», come è naturale (perfino in Giappone, ho dichiarato che il sottoscritto sparirà e che il «montismo» non esiste!).
Qui veramente chiedo l'aiuto dei lettori per una spiegazione.

Terzo e ultimo: l'avanzo primario. Qui non ho molto da citare perche' Boldrin, sostenendo che nessun governo dal 1990 ad oggi ha tentato di fare alcunche' per ridurre le cause strutturali dell'indebitamento italiano, glissa sul decennio 2000-2010 nel quale
i governi Berlusconi si sono sempre adoperati per diminuire l'avanzo primario aumentato dagli altri governi (nei periodi 1996-2001 e 2006-2008), minando così alla base il percorso di risanamento delle finanze pubbliche
(cito da un altro articolo sullo stesso sito). Per carita' va bene tutto ma fare di tutta l'erba un fascio mi sembra un po' affrettato. Abbiamo avuto governi mediocri, e governi tragici.

Il sugo della storia

Ma le quibbles di cui sopra non vi interessano. L'altra mattina, trovandomi a Nuova York, mi sono imbucato a una colazione sponsorizzata dall'Economic Club of New York, dove un banchiere pezzo grosso in pensione presentava un libro. Il tipo raccontava che "bisogna fare le riforme in Europa, ma in molti paesi si pensa di potercesela cavare sempre, di avere ancora tempo per i battibecchi, eccetera eccetera". Aggiungeva poi che almeno in Italia "finora tutto bene, Monti sembra stare facendo quel che deve fare".

Mi sono chiesto - e purtroppo non ho avuto occasione di chiedere - che cosa deve fare Monti? E' una domanda che ho gia' da un po'. E' salito al potere come "tennico", dicendo esplicitamente di non voler fare il politico. Ha alzato le tasse. Nel breve termine, purtroppo andava fatto. Ha detto che gli dispiaceva. Bene. Ha dato una stretta all'evasione, non so i dettagli, mi e' sembrato un po' una cosa da stato di polizia, ma tanto l'Italia e' gia' uno stato di polizia, quindi va bene cosi'. Bene. Poi ha detto, misure per la crescita. Cosa c'e' di piu' "politico" in natura della crescita? Praticamente, la politica esiste perche' non siamo d'accordo su che cosa fare per favorire la crescita.

Beh, per Monti, la crescita si favorisce tramite "liberalizzazioni" e "riforma del lavoro". Quindi, il pacchetto Monti ha finito per essere il classico pacchetto-purga FMI (austerita' + riduzione del potere contrattuale di proletariato e caste varie), soltanto autoimposto. Non vi e' sfuggito come e' stato osannato all'estero, vero? tutti a dire "che bravo Monti" eccetera eccetera. Ma essendo io uno scettico, non ho posizioni preconcette. Se il pacchetto purga funziona (assumendo che si riesca a far passare dal parlamento) ben venga.

Di riforma del lavoro non sono un esperto e parlero' poco. Quello che dico e' che semplicemente l'idea di avere due classi di lavoratori (specialmente per contributi pensione e TFR) non mi e' mai piaciuta. Ovvio che quando tutti i contratti "flessibili" sono stati introdotti, si era detto come andava a finire, quindi questa riforma sembra a me piu' che altro una razionalizzazione dello zoo legale esistente. (Un lavoro da "tennico", appunto). Quindi qui non e' che sia successo granche'.

Di liberalizzazioni pure non sono un esperto, ma ho notato con piacere che e' stata tentata (timidamente) la "liberalizzazione" dei notai. Il sistema legale italiano e' uno dei piu' gravi ostacoli alla crescita, e in questo includo la lentezza del sistema giudiziario, la farraginosita' e arbitrarieta' delle leggi, e l'esistenza dei notai. Questi tre elementi sono dei macigni che bloccano la via dell'investimento, nostrano ed estero. Il sistema giudiziario e' lento e imprevedibile, rendendo i diritti dei cittadini (e peggio ancora degli investitori stranieri) una questione di legge del piu' forte. Le leggi sono talmente complicate che era meglio farle scrivere a Goedel - a volte danno luogo a questioni indecidibili all'interno del sistema (chiedete come e' semplice l'IVA a un commercialista qualunque). Vien da pensare che l'arbitrarieta' delle regole sia creata di proposito per creare preziose opportunita' per l'amministratore pubblico che le deve interpretare. I notai, un residuo dell'era medievale, creano costi di transazione di ordini di grandezza superiore al beneficio sociale. Quindi ben venga una liberalizzazione, cosi' almeno il costo dei servizi di un notaio dovrebbe avvicinarsi al beneficio marginale (eh, eh). Purtroppo pero' la "liberalizzazione" proposta consiste nell'aumento del numero delle licenze. Non e' ovvio che questa sia una soluzione permanente; anche assumendo che la popolazione e l'economia italiana siano in declino (quindi il numero di notai per abitante o per transazione aumenta naturalmente), il titolo e' praticamente ereditario, il che non favorisce molto la competizione dopo una botta una tantum.

E si liberalizzano i taxi, che sara' pure una cosa buona, ma i tassisti non fanno mai tanti soldi. Non e' certo colpa loro se l'economia non funziona. Certo, ci piacerebbero piu' tassisti in giro, e a meno, ma vabbeh. Quindi anche in questo caso non e' successo granche'.

Eh. Vedremo un po' che cosa succede nei prossimi mesi, ma per adesso non si e' fatto granche'. Rimango dell'opinione che il declino e' una cosa che puo' essere arrestata in qualunque momento. Torneremo in una successiva puntata con opinioni piu' "politiche" su come stimolare la crescita, ad uso e consumo del prossimo governo.

domenica 1 gennaio 2012

Diffidare dell'estratto di semi di pompelmo

L'estratto di semi di pompelmo, anche conosciuto come "grapefruit seed extract" o "GSE" in breve, viene raccomandato come la medicina contro ogni male. Beh, beh, come tutte le medicine che si comprano dall'erborista, io ho un po' paura. Spesso queste medicine contengono medicine "normali" che non sono dichiarate sull'etichetta (per esempio, attenzione a Lichtena). Sara' il caso anche dell'estratto di semi di pompelmo?

...suspence...


...eh beh. Un articolo in giapponese del 1996 ha rilevato due conservanti chimici non dichiarati (triclosan e metilparabene). Altre marche possono contenere altre sostanze, ma se funzionano probabilmente c'e' sotto qualcosa. Piu' recentemente, un articolo del 2006 rileva:

The samples either contained benzethonium chloride (2.5−176.9 mg/mL) or benzalkonium chloride (138.2−236.3 mg/mL), together with smaller amounts of 4-hydroxybenzoic acid esters, benzoic acid, and salicylic acid.

Cioe', 7 di 9 campioni analizzati contenevano conservanti e persino aspirina (acido salicilico)! Suppongo che i rimanenti due non funzionassero e basta... una truffa nella truffa!

Articoli da far vedere al tuo pusher di pompelmi
Analysis of components in natural food additive "grapefruit seed extract" by HPLC and LC/MS (In giapponese, con estratto in inglese)
Sakamoto S, Sato K, Maitani T, Yamada T.
Eisei Shikenjo Hokoku. 1996;(114):38-42.

Development and Validation of an HPLC/UV/MS Method for Simultaneous Determination of 18 Preservatives in Grapefruit Seed Extract
Markus Ganzera, Anita Aberham, and Hermann Stuppner
J. Agric. Food Chem., 2006, 54 (11), pp 3768–3772

Buon Anno!

:-)

Diffidare di Lichtena

Questo e' da un po' che avrei dovuto scriverlo. Pare tuttavia che la "magica", costosissima crema Lichtena di Giuliani contenga, o contenesse prima, nientemeno che un corticosteroide! (Cioe', un cugino del cortisone).

Intanto, una breve premessa. Ho un eczema (dermatite) sulla pelle della mano, niente di che, ma devo stare attento a toccare l'acqua. (Si', l'acqua! Esatto!). Vabbeh. Come ognuno nella mia situazione sa, e' difficile trovare un rimedio che funziona, a parte smettere di lavorare e andare a vivere alle Hawaii. Per dermatiti ostiche, il dermatologo spesso prescrivera' una crema al cortisone (tipicamente 1%). Ora a nessuno piace essere cortisone-dipendente, per non parlare di possibili effetti di lungo termine. Io piu' o meno me la cavo con la Neutrogena Formula Norvegese, che e' quasi solo glicerina e poco o niente acqua e quindi non mi irrita. Questo nel caso il lettore sia arrivato qui durante la disperata ricerca di una crema mani.

Mi ricordavo, pero', di una crema "magica", che mia madre metteva a me e a mia sorella per tutto - punture di zanzara, eritemi, dermatiti, pelle secca, e chi piu' ne ha piu' ne metta. La Lichtena. A New York dove vivo non si trova, percio' mi sono detto, "Mamma me ne porti una scatoletta la prossima volta?" Poi ho letto gli ingredienti e non c'era dentro niente e mi sono insospettito. (Si', beh, c'e' dentro estratti di 30 verdure diverse, ma sostanzialmente niente). Come e' possibile?

Un po' di ricerca ha portato alla luce due articoli di ricercatori svizzeri di Basilea. I signori hanno concluso che la Lichtena conteneva [e se funziona ancora contiene] un corticosteroide non dichiarato (triamcinolone acetonide). La cosa sorprendente - l'ingrediente e' contenuto in quantita' molto ridotta - meno della dose standard. A quanto pare basta veramente poco cortisone per una dermatite! Congratulazioni a Giuliani per la scoperta scientifica degna di una pubblicazione su "Dermatology"! Purtroppo la gloria e' andata agli svizzeri perche' Giuliani era troppo, ehm, gelosa del proprio segreto?

Articoli da segnalare al tuo dermatologo
Stealth triamcinolone acetonide in a phytocosmetic cream
Bircher et al., Letter to the editor
British Journal of Dermatology, 146, 524–540
Low-Dose Triamcinolone Acetonide in the Phytocosmetic Lichtena Reduces Inflammation in Mild to Moderate Atopic Dermatitis
Pellanda et al., Dermatology 2005;211:338-340

[Nota: esiste anche una "Dermolichtena", non so se e' la stessa cosa con un altro nome, o tutt'altra cosa. Compito a casa per il lettore.]