martedì 12 giugno 2012

Ezra Pound, il fascismo, e il furto culturale

Ora non so se sto a scrivere cose che tutti gia' sapevamo (mi pare di no) ma per quel poco che so di storia dell'estrema destra italiana, ho notato il ripetersi di uno schema inquietante.

La cosa e' cominciata meno di quattro anni fa (29/10/2008) con dei "giovani di estrema destra", per usare le parole di Repubblica, che si sono messi a prendere a bastonate dei pacifici manifestanti che protestavano contro la riforma Gelmini. Repubblica ha ancora il video sul suo sito, ma per i posteri (non si sa mai) ho salvato una foto che dice tutto.


La violenza squadrista si ripete, ma non e' che ve lo devo dire io. La cosa meno ovvia, ma forse piu' importante alla lunga, e' un'altra: l'appropriazione dei simboli e della cultura a scopo politico. Per una foto presa da un passante durante un evento violento in una piazza, e' una coreografia eccezionale. Le mazze tricolore, in particolare, mi avevano fatto incazzare tantissimo, perche' rappresentano l'ennesimo atto di appropriazione fascista del tricolore. ("Siamo violenti, ma per la patria"). Purtroppo, da che mi ricordo, sventolare il tricolore (e il patriottismo in generale) al di fuori di occasioni calcistiche e' sempre stato sentito come una cosa di destra. Questo non ha da essere. La colpa di questo e' tanto di chi compie l'appropriazione quanto di chi la lascia compiere, non riprendendosi quello che e' di tutti. Negli Stati Uniti, Democratici e Repubblicani fanno a gara a chi sventola la bandiera piu' visibilmente. E' una cosa buona! Facciamola anche noi.

E non ci si limita al tricolore: il fascismo si appropria di tutto: l'ideologia anticapitalista; i valori insostituibili del capitalismo; l'ordine e la passione; qualunque cosa suona figo, la prendono e la ri-gridano piu' forte.

Ma quello di cui volevo parlare oggi e' un'altro soggetto: Ezra Pound. Grandissimo poeta - padrino di gente come Hemingway, Joyce, Frost, ed Eliot. Folle, antisemita e fascista, passo' meta' della sua vita in Italia e si mise al servizio di Mussolini. Economista velleitario. Ce n'e' da raccontare per ore, ma non ho tempo (ne parlero' in un altro post). La sua popolarita' come poeta era tale che trascendeva l'impopolarita' delle sue scelte politiche. Persino Allen Ginsberg lo venne a trovare a Rapallo nel 1967 e gli fece fumar canne.

Balzo in avanti, secolo ventunesimo. Pound e' uno sconosciuto in Italia. Purgato dal curriculum letterario della scuola dello Stato antifascista. A Roma c'e' un centro sociale fascista chiamato Casapound. Ci stanno rubando anche la poesia. Anche qui, non deve essere cosi'. Verso la fine della sua vita, Pound si e' pentito di molte delle proprie vedute politiche (tant'e' che gli eredi non vogliono avere a che fare con Casapound). In ogni caso, anche D'Annunzio era fascista (a modo suo) e la sua poesia non e' vietata. Sara' che e' morto appena in tempo, non so. Il punto e' che la poesia di Pound, come quella di D'Annunzio, non parla di fasci, o di tricolori, o di ebrei. Riprendiamocela, o ci ritroveremo a doverla combattere (e non si vince combattendo la poesia e la bandiera). Cominciamo da qui:
Sing we for love and idleness,
Naught else is worth the having.

Though I have been in many a land,
There is naught else in living.

And I would rather have my sweet,
Though rose-leaves die of grieving,

Than do high deeds in Hungary
To pass all men's believing.
[An Immorality, by Ezra Pound]
Piu' Ezra Pound, meno estrema destra.

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